I miei studenti mi hanno più e più volte sollecitato a mettere per iscritto gli ultimi anni di lavoro. In effetti mi sono concentrata molto sul lavoro pratico, sulla formazione, sulla formazione online. Non esistono più scritti miei.
Cosa esattamente dovrei scrivere? Cosa si è aggiunto negli anni dalla stesura del mio primo libro nel 2016 ad oggi?
In realtà c’erano già allora abbastanza elementi per rimodulare il lavoro pratico con le Costellazioni Familiari Classiche osservate e integrate con il vissuto intrauterino e il Sistema Gemellare.
All’epoca però non avevo ancora abbastanza numeri, casi numerici, che potessero inequivocabilmente supportare le mie osservazioni, intuizioni, affermazioni. Ho quindi ritenuto opportuno non inserirle nel mio primo libro.
A distanza di 5 anni, il lavoro pratico ha dato prova della sua validità permettendomi di perfezionare la mia metodologia. È stato però il periodo del lockdown e il lavoro online attraverso la piattaforma Zoom ad offrirmi la possibilità di perfezionare anche la parte teorico-strutturale del mio lavoro.
Ripercorro qui le varie tappe ringraziando di cuore tutti Voi che avete reso possibile tutto questo.
Bert Hellinger usava dire che nel lavoro con i clienti si riceve molto di più di quello che il costellatore è in grado di dare. Insegnamento suo questo, tra i più preziosi per me.
Il Lockdown
Ho da sempre molti contatti con l’estero e seguo per abitudine la stampa estera in lingua inglese, tedesca e francese. Così ho letto del misterioso virus che aveva colpito la Cina ad ottobre del 2019, anche se le autorità affermavano che tutto era già sotto controllo. In Germania i primi casi vennero riportati a novembre del 2019. Si parlava di strane polmoniti persistenti dovuti ad un’infezione virologica con alti numeri di ricovero rispetto alla media stagionale.
Mi meravigliai del mancato allarme in Italia. Decisi pertanto di evitare in via cautelativa gli aeroporti e di viaggiare in macchina. Mio marito necessariamente mi accompagnò in questi spostamenti: 57 giorni tra i primi di gennaio e la fine di febbraio in giro per Roma, Milano, Bad Reichenhall, Ferrara, Faenza, Modena e Cava di Tirreni. La pandemia ci seguiva di città in città, e rientrammo appena in tempo prima della prima chiusura totale.
Pochi giorni dopo il nostro arrivo in Sicilia mio padre ebbe una crisi dovuto ad un quadro clinico abbastanza compromesso. Durante la mia lunga assenza aveva smesso di mangiare. Le sue condizioni resero necessario il ricovero in ospedale. Mio fratello e mia sorella arrivarono dalla Germania, ma dopo qualche giorno fu imposto il primo lockdown. Tutti i giorni bussavamo alla porta del reparto. I medici, le disposizioni restrittive, erano implacabili. Infine non ci fecero più entrare neanche in ospedale.
Dopo qualche settimana mia sorella tornò in Germania, mio fratello la seguì poco tempo dopo.
Rimasi io, contenta che non potendo viaggiare per lavoro, almeno io potevo stare accanto a mia madre in queste settimane difficili.
Mio padre non sa usare, si è sempre rifiutato di imparare ad usare, il cellulare. Io mi sentivo impazzire, il personale medico non rispondeva alle nostre telefonate o rispondeva sempre qualcuno che non aveva in cura mio padre. Un suo vicino di letto ci dava la possibilità di sentirlo quando era in condizioni di parlare. In una delle nostre brevi conversazioni gli dissi quanto era penoso per me saperlo lì da solo. Lui mi rispose, che suo padre era morto solo in guerra a 24 anni in una terra straniera, e che lui spesso si era domandato cosa avesse vissuto, cosa avesse pensato quando stava per morire in quel campo di prigionia in Russia, lì tra la neve, da solo. Mi disse che lui si sentiva fortunato ad avere noi, anche se non andavamo a trovarlo in ospedale, forse perché lui era stato un padre cattivo e non meritava le nostre visite.
Mi si lacerava il cuore. Tuttavia, queste poche parole mi collegarono a mio nonno, al legame d’amore, al vincolo sacro tra mio padre e suo padre, che non aveva mai conosciuto, tranne per le foto e le lettere che mio nonno scriveva dal fronte e che mio padre conserva come il bene più prezioso. La figura di mio nonno con il suo destino crebbe in me, mi dava pace, sentivo mio papà cosÏ fortemente collegato a suo padre, al destino di suo padre, mi senti così piccola dinanzi ai loro destini, dinanzi al loro amore, dinanzi al mio volere, volere a tutti i costi mio papà, come se fosse mio. Affidai mio padre a suo padre, mi ritirai con una grande pace e fiducia nel corso della vita che collegava mio papa esattamente al suo posto, al suo destino inserito nella storia della sua famiglia e feci un passo indietro.
Solo dopo riflettei sul fatto che a morire di Covid era la generazione di mio padre, i figli, le sorelle, i fratelli dei nostri morti durante la seconda guerra mondiale.
Pian piano mio padre superò la crisi, era abbastanza stabile per tornare a casa ñ per morire in pace ci aveva detto il medico. Lo assistetti per due mesi. Ero grata. IL lockdown mi aveva dato la possibilità di stare accanto a lui, a curarlo, a prendermi cura di lui e di mia madre che non avrebbe potuto gestire questa emergenza da sola. Ritenevo un dono queste settimane così importanti, forse le ultime con lui.
Infine mio padre recuperò sempre più energia vitale e qualità di vita.
E anch’io tornai pian piano a riprendere le mie attività abitudinarie. E solo ora iniziai a prendere coscienza del sfracello intorno a me. Ascoltavo il telegiornale, ascoltavo i racconti dei miei amici a Bergamo, a Milano, in Germania. Ascoltavo i miei clienti pi˘ o meno colpiti in vario modo.
Mi sentivo una miracolata, fortunata a vivere il periodo del lockdown come dono. Pensai a quale potesse essere il mio contributo, come assistere persone in difficoltà in questo periodo di chiusura forzata.
La mia esperienza di lavoro pratico con il Sistema Gemellare, sembrava di farmi comprendere la difficoltà di coloro che chiuse le via di fuga con il lavoro, lo svago, i viaggi, si sentivano intrappolati in casa, ovvero nella loro sacca di liquido amniotico. Non solo: erano rinchiusi con i loro familiari, ovvero con i sostituti per i fratelli gemelli meno amati, quelli che, per intenderci, ci hanno tenuto in vita attraverso il disturbo, il fastidio che ci hanno arrecati e che abbiamo mal-sopportato.
Su fb ho letto il post di una psicologa che offriva gratuitamente delle ore di consulenza per assistere persone in difficoltà. Ho pensato che forse potevo fare la stessa cosa.
Ho quindi proposto la serata di zoom del martedì sera del Gruppo Gemelli che affrontava le dinamiche relazionali invalidanti nella convivenza durante il lockdown alla luce del Trauma Gemellare.
Dalla fine di Aprile 2020 per 42 serate ci siamo incontrati affrontando la tematica del Gemello Sopravvissuto e la ricaduta sui rapporti con il partner, i figli, i genitori, lo Stato, la salute, il lavoro, il denaro, il sesso, lo studio.
Nel frattempo anche i miei studenti sentivano la necessità di continuare la loro formazione. Così ho iniziato online con il 1. Corso Teorico-Strutturale del Sistema Gemellare, articolato in 8 incontri.
Queste esperienze online sono state fondamentali e hanno contribuito a creare un linguaggio e un supporto alla metodologia del percorso esperienziale con il vissuto intrauterino.
Dopo poco tempo si prospettò la necessità di aggiungere il Corso di Integrazione e Tecniche di Colloquio, sia per i clienti che avevano la necessità di approfondire la loro costellazione, sia per gli studenti che volevano applicare il metodo Freni nel loro lavoro.
Quest’anno dopo la ripresa abbastanza regolare dei seminari in presenza, abbiamo aggiunto il Corso di Supervisione e Tirocinio online per i professionisti che applicano o intendono applicare il metodo.
A luglio 2020 fui contattata da Geraldo Martelli dal Brasile. Egli mi chiese di formare dei costellatori brasiliani con il mio metodo del Sistema Gemellare.
In ormai più di un anno di collaborazione siamo al 7. Corso Teorico Strutturale. In Brasile ho anche iniziato a formare i costellatori del II. Livello nelle Costellazioni Gemellare con il velo, lavoro questo che i miei studenti italiani sperimentano dal vivo nei seminari esperienziali.
A luglio del 2021 sono stata invitata da Angelica e Alfonso Malpica del CUDEC a intervenire in qualità di docente al Verano, il loro Camp estivo di formazione.
Sono molto felice di queste opportunità che il lavoro online ha creato, dando un valido contributo al percorso di consapevolezza e integrazione del vissuto traumatico intrauterino, dalla reazione nella sopravvivenza all’azione nella vita.
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